GLI ALBERI
ANTICHI CUSTODI DEI SEGRETI DEL MONDO ....








...ho sempre abbracciato gli alberi , al giorno d'oggi si chiama SILVOTERAPIA ! la consigliano i migliori naturopati e pare che lo scambio energetico tra piante ed uomo sia misurabile e tangibile oramai .
Il contatto del corpo con alcune piante ci dona energia e benessere
La silvoterapia: le virtù terapeutiche degli alberi per ritrovare la carica
Con l’arrivo della bella stagione, aumentano le occasioni di stare all’aria aperta, goderci l’ombra di una pianta frondosa. L’immediata sensazione di benessere che ne deriva era ben nota ai popoli celtici, i cui sacerdoti applicavano una speciale arte terapeutica, la silvoterapia. Non è necessario essere a parte dei segreti druidici per trarne beneficio, basta un po’ di empatia: l’albero più adatto al tuo stato d’animo o alle tue necessità di ricarica è spesso quello che senti giusto per te.
Generalmente si pratica mettendosi con la schiena a stretto contatto con il tronco, il palmo della mano destra sulla bocca dello stomaco (il plesso solare) e il dorso della mano sinistra sulle reni, toccando l’albero con il palmo. Resta così per una ventina di minuti respirando profondamente.
• Betulla: simbolo di sacrificio, purificazione, rinascita, conoscenza. il suo colore, bianco, è simbolo
di purezza.
• Sorbo selvatico: rinascita, magia e protezione contro le negatività.
• Ontano: protezione spirituale e potere oracolare.
• Salice: aspetti lunari e femminili della vita e dell'ispirazione poetica.
• Frassino: simbolo dell'albero del mondo, della rinascita e dell'iniziazione.
• Biancospino: purezza, viaggi interiori e intuizione.
• Quercia: simbolo di potere, energia, sopravvivenza, e passaggio tra i mondi.
• Agrifoglio: vita e protezione.
• Nocciolo: meditazione, saggezza interiore, intuizione, potere di divinazione.
• Melo: scelta,abbondanza,prosperità.
• Vite: poteri di profezia e istinto , allegria.
• Edera: risorse interiori e ricerca del sè.
• Giunco: sogni e ambizioni.
• Pruno selvatico: azioni forti, influenze esterne a cui è necessario obbedire.
• Sambuco: rigenerazione, vita e morte.

PALO SANTO - BURSERA GRAVEOLENS
Parte utilizzata : legno
ERBA DI PROTEZIONE-ERBA PURIFICATRICE-ERBA MAGICA-ERBA RELIGIOSA-ERBA DELLA FERTILITA'-
Provenienza : cespuglio balsamico con fitte ramificazioni originario delle Isole Galapagos e Santa Cruz da millenni presente anche in Perù. Il suo legno resinoso si lascia fumigare meravigliosamente.
Utilizzo tradizionale : già gli Aztechi lo chiamavano la “ Copale del sud America ”. Gli indiani del Perù lo utilizzavano nei rituali religiosi, magici e di guarigione. Ritenevano che riuscisse ad allontanare gli spiriti ostili ed invitare quelli buoni. Ancora oggi viene utilizzato in Perù per protezione, per la guarigione e per la purificazione.
Indicazioni per la fumigazione : aroma caldo, persistente e legnoso, crea una atmosfera di equilibrio ed ottimismo. Ottimo contro la rabbia e la tensione. Può essere utilizzato da solo lasciandolo fumigare dopo averne spento la fiamma come un bastoncino di incenso.
Messaggio : si espande una Gioia calma che disperde ogni tensione.
“ Il Cuore si può alleggerire ”
Dal legno dell'albero di Palo Santo vengono ricavati bastoncini per incenso e un olio essenziale aromatico dalle numerose proprietà. La descrizione botanica dell'albero di Palo Santo ("legno santo") è avvenuta solamente nel 1824 a seguito di una spedizione tedesca nelle Americhe, ma esso era già conosciuto ed utilizzato da secoli da parte delle popolazioni sudamericane.
La produzione del Palo Santo, sia per quanto riguarda l'incenso che per quanto concerne l'olio essenziale, avviene nel pieno rispetto dell'ambiente e dell'albero stesso, in quanto si impiegano esemplari di Palo Santo già caduti a terra e seccati naturalmente, in quanto gli alberi giovani non presentano le caratteristiche richieste: per produrre il suo confondibile odore, infatti, gli alberi devono avere almeno 10 anni e seccati naturalmente.

Cedro Cedro, Juniper Virginiana, Flat Cedar, Hanté Blaska e Thuja plicata, Red Cedar.
ERBA RELIGIOSA-ERBA DELLA FERTILITA'-ERBA DI PROTEZIONE-ERBA MAGICA-ERBA DELLE VISIONI-
Parte utilizzata : legno
Provenienza : conifera sempreverde originaria delle Rocky Mountains in nord America, raggiunge i 35 metri d’altezza e 1,5 metri di diametro.
Utilizzo tradizionale : da sempre un amatissimo legno per le fumigazioni utilizzato dagli indiani d’America, è pure conosciuto con il nome di Cedro rosso. Utilizzato contro le infezioni delle vie respiratorie. Riesce a riunire tutti e quattro gli Elementi nelle fumigazioni. Molto usato nelle cerimonie di purificazione.
Indicazioni per la fumigazione : il cuore del Cedro rosso emana un aroma caldo ed aromatico. Infonde una forza protettrice ineguagliabile che dona pace dello spirito e calma che rapiscono.
Messaggio : un ritorno al punto più sicuro del Centro, dove tutto è giusto così come è.
“ Qui vi è Protezione e Forza ”
Le foglie legate e seccate al sole formano lo smudge il cui fumo purifica e crea una barriera protettiva nel luogo in cui si usa allontana le energie dissonanti e attira le influenze a noi positive.
Nell'America del Nord, il cedro viene bruciato mentre si prega e le preghiere salgono lungo il fumo verso Nonno Cielo. Il Cedro e la Salvia si pongono sulle pietre roventi delle capanne sudatorie. Secono i Lakota il Cedro è la pianta preferita dagli esseri dal tuono e quando si vuole lavorare con loro si usa il fumo di questa pianta. Si brucia durante le tempeste.
Per le tribù del nord-ovest, vicine alla costa del Pacifico credono che lo Spirito del cedro sia forse uno dei più antichi e saggio per cui i vecchi alberi che terminano la loro vita spontaneamente sono oggetto di offerte e preghiere.

L’olivo: albero divino
Secondo molte leggende l’olivo è un dono degli dei, forse per questa sua origine sacra il suo prodotto, l’olio, rivestiva un così forte ruolo nei riti sacri di tutte le religioni di area mediterranea, da quella Ebraica, all’Egizia, fino ai Greci e ai Romani.
Si può dire che l’olivo fosse simbolo della sacralità stessa, della benevolenza divina nei confronti dell’umanità, forse per questo motivo, fu unanimemente eletto da tutti i popoli quali simbolo della pace.
Secondo la leggenda greca, fu Athena, dea, appunto della giustizia e, successivamente alla colonizzazione romana anche della «pax», a donare l’olivo agli Ateniesi.
Disputa Athena Poseidone
«Disputa fra Atena e Poseidone» - Noël Hallé Secondo i Romani, invece, i gemelli divini Romolo e Remo nacquero sotto un albero d’olivo. È forse a ciò che dobbiamo l’attribuzione di poteri protettivi all’olivo e all’olio d’oliva, largamente usato nei riti di quasi tutte le religioni e in diversi incantesimi.
La funzione protettiva, nei confronti dell’infanzia, era comune anche alla cultura greca, e si è perpetrata fin quasi i giorni nostri. Si pensava, infatti, che la luce di lampade alimentate a olio d’oliva proteggessero i neonati e i bambini. Un’usanza greca, vuole, infatti, che alla nascita di un bambino sia piantato un nuovo albero d’ulivo che crescerà con l’infante proteggendolo ma non solo. Poiché gli ulivi sono alberi secolari, quando l’infante, ormai vecchio, lascerà questo mondo, l’albero continuerà ad esistere prolungandone l’esistenza.
Simbolo d’eternità
Per la sua longevità e resistenza l’olivo fu considerato simbolo dell’eternità e della tenacia. È risaputo, infatti, che gli olivi possono resistere alle peggiori condizioni di siccità e di freddo. Inoltre, l’ulivo è praticamente indistruttibile, anche quando il tronco sia tagliato, la pianta mette nuove gemme anche da monconi. Sopravvive a qualsiasi spaccatura dei rami e anche, a volte, agli incendi.
La sua capacità non solo di superare le difficoltà unita a quella di rinascere dopo essere stato abbattuto ne fecero il simbolo della vita e della capacità di sconfiggere le avversità e la morte stessa. I Romani seppellivano i loro morti con un ramoscello d’ulivo, per simboleggiare che avevano superato le prove della vita.
Asse cosmico e albero della Conoscenza
Ulivo Secolare
Ulivo Secolare. La crescita degli ulivi è lenta
ma continua. Per questo sono un simbolo
della costanza Nel mito di Ulisse il letto nuziale dell’eroe, e di sua moglie Penelope, è ricavato da parte del tronco d’ulivo attorno al quale è costruita l’intera casa.
Questo introduce a un altro significato simbolico dell’olivo: l’Asse del Mondo. Per la sua antichità quest’albero fu ritenuto presso tutti i popoli, un albero ancestrale. l’asse che congiunge i tre piani dell’esistenza, il perno attorno al quale ruotano i mondi, ma proprio per questa funzione anche Albero della Conoscenza al pari di Yggdrasil presso i Nordici e la Quercia presso i Celti.
Secondo una leggenda ebraica, comune alla tradizione cristiana, prima di morire Adamo inviò suo figlio Seth a chiedere ai cherubini tre semi dell’«Albero della Conoscenza del Bene e del Male».
Seth, tornò con quanto chiesto e quando il padre morì, piantò sulla sua tomba i tre semi, dai quali nacquero un cipresso, un cedro e, appunto, un olivo.
Quest’albero era, infatti, anche simbolo della sapienza che dissolve le tenebre dell’ignoranza, forse in rapporto all’uso che si faceva dell’olio per illuminare la notte. Tale associazione era tipica anche dei Greci e dei Romani presso i quali, come già detto, l’ulivo era sacro rispettivamente ad Athena e Apollo e a Minerva e Giove.
In epoca cristiana, l’ulivo quale simbolo di conoscenza si mutò nel simulacro del Cristo, apportatore della «Gnosi» nei primi secoli e, in epoca ormai costantiniana-cattolica, emblema della «Fede in Dio».
Dal Sole e la Luna alla ierogamia
L’ulivo non vide solo la nascita di Romolo e Remo, altri due gemelli divini nacquero sotto le sue fronde: Diana e Apollo.
Sacro a Giove e Minerva presso i romani, perpetua la sua natura solare e lunare anche in Egitto, dove, secondo la leggenda, fu Iside, Dea della Luna ma moglie e sorella del Sole Osiride, a insegnare agli uomini la coltivazione del sacro albero.
In effetti, le foglie dell’olivo con il loro verde scuro, risvoltate d’argento, ricordano la luna in un cielo notturno, tuttavia l’oro dell’olio non può che richiamare alla mente il Sole.
Tale caratteristica richiama all’unione degli opposti, il maschile e il femminile, la luce e l’oscurità, la ierogamia, in altre parole la «sacra unione del Cielo e della Terra».
Messaggero degli Dei, l’ulivo era dunque anche simbolo delle «unioni sacre», per tale motivo le corone di ulivo erano intrecciate per decorare il capo degli sposi nell’Antica Grecia e presso i Romani. Mosaico Cattedrale Otranto
Particolare del mosaico della Cattedrale Otranto.
Il pavimento della chiesa è interamente decorato
da un mosaico raffigurante l’albero cosmico.
Alberi Magici e Sacri
Sebbene l’ulivo sia sempre stato considerato anche un albero utile il cui prodotto era destinato, oltre che per i templi, anche per le tavole, specie dei più poveri.
Esso fu sempre considerato un albero sacro e magico allo stesso tempo.
Ad Atene esisteva un ulivo ritenuto, il primo ulivo del mondo, nato dalla lancia della stessa Atena e per questo considerato sacro e protetto da guardie.
Ancora oggi l’olio è largamente utilizzato nelle funzioni religiose, dal Battesimo e la Cresima fino alla Consacrazione degli strumenti dell’Arte o degli adepti prima di entrare nel Cerchio Magico.
Anche la magia fa un forte uso dell’olio, specie quella popolare che ne ha prediletto l’aspetto protettivo.
L’olio d’oliva è, infatti, insieme all’acqua lo strumento più utilizzato per comprendere se qualcuno sia o no vittima di malocchio ed eventualmente per toglierlo.
http://www.cronacheesoteriche.com/C…/tradizioniFicoUlivo.jsp

Sambuco
(Sambucus Nigra)
Il Sambuco è sacro ai Druidi, è l’albero dell’inizio e della fine, e si dice che offra protezione alle Fate dagli spiriti negativi. Dappertutto il sambuco è stato considerato come la dimora del buon spirito della casa, l’invisibile guardiano della casa e della fattoria.
Le bacche di questa pianta sono usate per fare il Vino delle Fate, e possono essere bruciate nel fuoco per invitare la Buona Gente a radunarsi. Facendo un infuso casalingo o Vino di Bacche di Sambuco, si può essere certi di avere qualche visitatore assetato. Si dice che se gli umani bevono questo Vino saranno in grado di vedere le Fate, e se dovessero berlo dallo stesso calice di un essere fatato, sarebbero in grado di vederle per sempre.
Conosciuto anche con il nome di Ellhorn, Elderberry, Lady Elder, era dedicato ai culti misterici della Dama Bianca e alla festa del solstizio d’estate. I Druidi lo usavano per consacrare e maledire.
Può essere posizionato sotto al più vecchio albero durante la festa del solstizio d’estate, oppure vicino al cerchio di funghi delle Fate, in quanto può aiutare a vedere il Piccolo Popolo.
Il sambuco è associato alle Fate protettrici delle case: un albero di sambuco piantato nel proprio giardino garantirà la difesa dagli spiriti maligni e, se si è fortunati, donerà all’uomo la capacità di comunicare con le creature del Piccolo Popolo.
L’usanza vuole che ci si debba inchinare sette volte quando ci si trova di fronte un sambuco: a tale numero corrispondono, infatti, i doni che si possono ricevere dai fiori, dai germogli, dalla corteccia, dalle foglie, dal midollo, dalle radici e dalle bacche di questo prezioso albero.
Il sambuco ha purtroppo una forma abbastanza inquietante, per questo motivo qualche burlone ha sparso la voce che si tratti di una strega trasformatasi in arbusto. Niente di più falso, il sambuco offre protezione contro le serpi, contro il male e dai pensieri d’invidia. Le Fate non utilizzano mai i rami di sambuco per accendere i fuochi: sarebbe un grave sacrilegio che scatenerebbe di certo una moltitudine di forze maligne.
È il legno più antico che da secoli viene utilizzato per preparare efficacissime bacchette magiche. Le bacchette magiche di Sambuco possono essere utilizzate per allontanare gli spiriti maligni o qualsiasi pensiero malvagio. I rami di questo arbusto venivano anche utilizzati come flauto e la sua musica aveva lo stesso potere di una bacchetta magica.
Secondo molte tradizioni magiche, il legno di questa pianta non dev’essere bruciato, poiché è l’albero sacro alla Grande Dea, che nel nord era conosciuta come Holla. Il nome dell’albero in antico alto tedesco, holun tar, significa “l’albero di Holla”. Questa è presente nella favola della ‘Signora Holla’ (raccolta dai fratelli Grimm), dove rappresenta l’archetipo della buona saggia madre. Holla è la dea madre nel suo aspetto curativo e nutritivo.
Come pianta inquietante, il sambuco riassume in sé sia credenze benevole che infauste. Lo si è chiamato “farmacia degli Dei”, ed innumerevoli usanze nel XVIII e nel XIX Secolo mantenevano ancora l’antica credenza nel potere protettivo del sambuco. La bontà di quest’albero era certamente apprezzata dalle persone che lo conoscevano. Gli Scozzesi lasciavano dolci e latte alla sua ombra, gli Svedesi gli offrivano del latte e i Prussiani pane e birra. Gli Svedesi dicono che nelle notti di mezza estate, sotto un cespuglio di sambuco si possono vedere passare il re degli elfi e la sua corte.
Di solito le tradizioni e le favole riflettono la nozione che il sambuco sia una porta di accesso al mondo sotterraneo degli spiriti della terra, poiché la “Signora Holda” non è solo Bertha, o Perchtha, “la splendente, la brillante”, ma anche una dea del mondo sotterraneo, ed il sambuco è anche il guardiano della porta della morte.
Gli antichi Frisoni seppellivano i loro morti sotto alberi di sambuco, e molte culture ancora usano questo albero per i riti di sepoltura. I Tirolesi portano una Croce di legno di sambuco davanti alla bara, e poi la piantano sulla tomba.
L’antica immagine dell’incredibile potere e della grazia del sambuco è perfettamente conservata in un’usanza russa: le malattie mortali erano personificate dalle “Dodici Vergini” (a volte nove) che arrivavano attraverso l’oceano, salivano la montagna sacra ed ottenevano dai “Tre Sambuchi anziani”, la conferma che ogni essere vivente sotto il cielo sia soggetto alla morte. Questa storia veniva cantata dalle donne del villaggio se questo veniva minacciato da un’epidemia, mentre tracciavano con l’aratro un solco attorno all’abitato per proteggerlo dagli spiriti del male.
Usi magici del Sambuco:
Indossato, protegge da ogni genere di attacchi, mentre appeso sull’uscio di casa o alle finestre allontana le negatività, e le bacche portate addosso proteggono dal male e dalle energie negative.
Per benedire una persona, un oggetto o un luogo, è sufficiente spargere alle quattro direzioni foglie e bacche di Sambuco, pronunciare il nome della persona, dell’oggetto o del luogo da benedire, e spargervi sopra ancora un po’ di foglie e bacche.
Molte ricette curative usano parti di questa pianta. Le bacche del sambuco sono ricche di vitamina e rinforzano il sistema immunitario. Maturano prima delle ondate di influenza e raffreddore dell’autunno, e possono essere conservate sotto forma di succo, sciroppo o marmellata. Il succo caldo di sambuco è un’ottima profilassi, ed è anche antisettico.
Per prepararlo le bacche vengono cotte per pochi minuti, poi schiacciate e filtrate. La bevanda calda si può addolcire con del miele. Anche i fiori si usano per il raffreddore (come infuso si usano 1-2 cucchiaini per tazza d’acqua) perché sono sudoriferi, febbrifughi e rilassanti.
Le frittelle di sambuco (un piatto tradizionale del solstizio d’estate) invece non fanno sudare, sono solamente saporite. Preparate un impasto normale, e prima di metterlo in padella, immergetevi la testa di un fiore. Friggete lentamente mentre l’aroma del sambuco permea l’intero dolce. Anche i fiori si possono mangiare, dopo aver tolto però gli steli.
Coltivata vicino a casa dona prosperità, e rametti di Sambuco sono spesso usati a protezione dai ladri e dai serpenti.
Il Sambuco viene talvolta regalato agli sposi come portafortuna ed è baciato dalle donne incinte affinché il nascituro sia fortunato.
Qualche bacca posta sotto il cuscino allontana l’insonnia, mentre portato con sé allontana la tentazione di commettere adulterio.
Con i rami si possono intagliare dei pifferi da usare per chiamare gli spiriti e le creature fatate, in particolare a mezzanotte in un luogo deserto.

Faggio
Custode delle Porte del Tempo
Il Custode della Conoscenza. In lui dimorano le anime, in lui sono contenute le molte storie del mondo.
Durante le ere glaciali i ghiacciai spinsero alla migrazione i boschi, ma per i giganti buoni, nostri fratelli dalla verde chioma, questa fu un’iniziazione per niente facile.
Il mare a sud e tutti i monti che nell’Europa corrono da est ad ovest, furono ostacoli molto grandi, anche per loro che hanno uno spirito forte e libero. Molti di loro non riuscirono a sopravvivere e si estinsero. Tornarono al nord, quando i ghiacci iniziarono a ritirarsi, solo quegli alberi che erano riusciti ad adattarsi alle nuove ‘case’ a sud.
Questo maestoso albero, più di molti altri sa come sfruttare la luce, e questo ha fatto di lui l’albero deciduo dominante.
Esso ha il tronco simile alla zampa di elefante. Il suo legno è pesante e resistente, ma si scheggia come il vetro. Raramente riesce ad arrivare a vivere mezzo millennio, poiché l’assenza di acido tannico e di resina lo porta ad un rapido invecchiamento, dunque raggiunge eccezionalmente i 300 anni. I suoi frutti si chiamano le faggiole.
Presso gli indoeuropei era l’albero magico della saggezza, e da rami di faggio Fate e Stregoni ricavavano le loro bacchette magiche. È l’albero prediletto come dimora dalle Fate, ed è pertanto un sacrilegio abbatterne uno. Più di una volta le famose ridde notturne al chiaro di luna sono partite dai meravigliosi faggi.
Per sua natura, crescendo in altezza ed espandendo i suoi rami, crea volte boschive verdi, ombrose e fresche.
Sotto le sue frondose fronde crescono poche erbe, si parla quindi di “dominazione” del faggio. Plutarco scrive “con un suo ramo al suo tocco è possibile immobilizzare un serpente”.
Nessuno, fortemente come il faggio, sviluppa un suo spazio personale. Invece di espandersi nello spazio circostante come l’acero, questo albero ha la tendenza a creare il suo spazio personale, proprio come l’abete.
Il faggio domina in maniera completa il suo spazio, si espande abbracciando il fratello così strettamente che le altre piante difficilmente riescono a socializzare e crescere accanto a lui. Solo qualche arbusto “riesce a fiorire prima che il fogliame del faggio si chiuda sopra di esso”…
Il faggio riesce a creare in se stesso un universo, isolandosi, individualizzandosi in maniera così forte e prepotente da riuscire a creare un suo ritmo interiore.
Il Faggio sviluppa il Sé, il proprio IO interiore, e si concentra verso il suo Centro. Ogni faggio sviluppa in sé una piccola Avalon rivelando in sé i principi di Saturno, il pianeta, di cui è massima incarnazione. Saturno contrae, comprime ed isola, fa sviluppare una vita interiore intensa sia nel faggio che nell’uomo.
Non molti alberi, se si escludono la betulla e l’acero, portano il marchio di un pianeta così chiaramente come il faggio, che rappresenta al massimo grado l’incarnazione delle influenze di Saturno.
Il principio originale di Saturno è la “forza che isola un essere da ciò che lo circonda, lo individualizza, in modo che possa sviluppare un ritmo interno suo proprio” (Steiner).
Le caratteristiche del faggio si affinano nella solitudine, così come per il suo invadente fratello bipede, ed è nella forma del seme che mostra agli umani il suo dono spirituale: la capacità di trovare il proprio centro, di essere centrati. Ogni decisione viene presa senza fretta, meditando attentamente per avere chiara la direzione da prendere.
Il faggio dunque ci invita alla riflessione ed è forse per questo che alla sua ombra, nella maestosità dei boschi mentre crediamo d’aver smarrito la via, ritroviamo la calma, la concentrazione e la strada per ritornare verso casa (o al centro di noi).
Ma questo signore così dominante, ha comunque bisogno della protezione dei suoi fratelli della foresta, poiché quando è giovane teme il gelo e la siccità, e da anziano teme la luce diretta del sole, in quanto la sua corteccia glabra non lo protegge a sufficienza dalle radiazioni.
Esso presiede il Solstizio d’Inverno e ai suoi piedi, amabili conversazioni si tengono. Quando il filare di tronchi si apre le navate scoprono volte verdi, così alte da far girare la testa, ed il Faggio spalanca le porte sul suo mondo interiore, come se spalancasse le porte della sua dimora per ospitarci al tè delle cinque del pomeriggio.
In ogni suo tronco dimorano Anime, Anime Luminose e Spiriti Fatati. Fanciulle dalle chiome nocciola luminoso, che scrollano i rami, aprendo i frutti, liberando i semi. Donne dagli occhi di fuoco che alimentano la propria luce alla Fonte del Custode della Conoscenza.
Egli galleggia le sue radici, che come una rete si allungano abbracciando i fratelli vicini. La sua corteccia impenetrabile trattiene i Segreti, per poi svelarli a coloro che meritano di mangiare il Suo frutto e possederne le virtù…Usi magici del Faggio:
La corteccia del faggio, così come il legno, le foglie e i semi, vengono usati in medicina per le loro proprietà astringenti, antisettiche e disinfettanti. Una bevanda fatta con la sua corteccia rinfresca, tanto quanto rinfresca e calma sedersi alla sua ombra.
Anche l’infuso di foglie di faggio è particolarmente rinfrescante, calmante e antisettico. Con questo infuso venivano curati gli orzaioli e purificavano la pelle un po’ infiammata, ed era utilissimo nelle affezioni bronchiali.
Anche le caratteristiche curative del faggio sono tipiche di Saturno: i suoi effetti medicinali rinfrescanti ed astringenti, la relazione con la scrittura (Saturno, colui che conserva), e gli effetti della sua essenza floreale che spalanca le porte dell’isolamento, ma allo stesso tempo rafforza la disciplina e la costanza.

ONTANO
Alnus Glutinosa
L’Ontano è uno degli alberi sacri della tradizione celtico-druidica, ed è spesso definito il “Re delle Acque” (mentre il Salice ne è la “Regina”).
Le Fate di questa pianta sono note come “Fate oscure”. Sono molto protettive, e quando lasciano i loro alberi prendono la forma di corvi. Per il Piccolo Popolo è messaggero di morte e di terrore…
Tanto tempo fa, una ninfa, la cui dimora era proprio quest’albero, si innamorò di un giovane principe promesso ad un’altra donna. Gelosa e tremendamente irata la ninfa provocò, con l’ausilio di un ignobile trucco, la morte per annegamento della giovane principessa: i rami dell’Ontano cinsero la sventurata che fu trascinata nel profondo delle acque di un fiume.
Insoddisfatta della sua terribile azione, la ninfa s’impossessò di una ciocca di capelli della ragazza che rinchiuse, con una goccia di rugiada, tra i petali di un fiore acquatico. Il fiore viaggiò per tre giorni e tre notti lungo il fiume, e all’alba del quarto giorno, generò una bimba identica alla principessa.
La misteriosa bimba crebbe in fretta e fu presto condotta, dalla malvagia ninfa, al cospetto del disperato principe che, rincuorato, subito l’accolse. Purtroppo il principe si rese ben presto conto di non aver ospitato la sua amata, ma un essere identico a lei privo però di anima e cuore.
Un giorno la ninfa si ripresentò dal giovane principe per rendere note le sue malefatte, rivelandogli altresì che la principessa sarebbe rientrata in possesso della sua anima solo grazie al sacrificio di un essere dal cuore puro.
Il principe, conscio di aver perso per sempre la sua amata, cacciò dal suo regno la malefica donna.
Si narra che la principessa senz’anima vaghi ancora tra gli alberi di ontano, in bilico tra la vita e la morte, non appartenendo né all’uno né all’altro dei due regni…
Miti, tradizioni e usi magici
Legato al liquido mondo delle acque, l’ontano è sempre stato considerato un albero misterioso e magico, un naturale collegamento tra la dimensione della materia e quella dello spirito.
Crescendo lungo le rive di corsi d’acqua, vicino a paludi o in luoghi molto umidi e nebbiosi, esso sembra essere intriso dell’ambiguo spirito dei Guardiani dell’Altromondo, esseri dalle forme inquietanti che si pongono come difensori dei luoghi sacri e che, segnandone i confini, li proteggono da coloro che non sono adatti ad oltrepassarli.
Oltre ad essere simbolo del mondo spirituale per le sue particolari caratteristiche legate all’acqua, considerata un passaggio che conduce ai mondi fatati – come le nebbie, l’Ontano lo è anche per la forma delle sue gemme, che si sviluppano a spirale ed indicano, in tal modo, il percorso di consapevolezza e crescita interiore, rivolta sempre verso l’alto.
In una saga medievale tedesca, chiamata Wulfdietrich, si può trovare l’affascinante e misteriosa figura della Donna Ontano. Si tratta di una fanciulla dall’aspetto incantevole che, dopo aver sedotto certi uomini, e trovandosi tra le loro braccia, si trasforma in un essere peloso e ripugnante, punendoli così della loro insaziabile sete di conquista, spesso priva di vero interesse e spinta dalla superficialità.
Nel secondo canto dell’opera, questa creatura selvatica maledice il protagonista delle vicende, rendendolo folle per sei mesi, dopodichè lo conduce su una nave verso un luogo misterioso, in cui ella è Regina. Qui, la Donna Ontano si bagna in una magica sorgente e si trasforma, dall’essere peloso e ripugnante che era, nuovamente in fanciulla meravigliosa, la più bella mai esistita sulla Terra.
In seguito a questo mutamento ella assume un nuovo nome, che tradotto significa “Vittoria dell’Amore”.
Questa vicenda, di carattere chiaramente iniziatico, ricorda diverse storie appartenenti alla tradizione celtica e arthuriana, in cui il giovane cavaliere dal puro spirito deve vivere sacrifici e prove molto difficili per poter conoscere l’Amore divino e sposare la Donna/Dea Terra, spesso celata dietro un aspetto ripugnante.
Deve perciò crescere interiormente tanto da giungere ad una consapevolezza tale da trovare la Via della Verità al di là dell’illusione, ed acquisire un modo di vedere più profondo, per scorgere ed abbracciare la Bellezza che rifulge oltre l’apparenza.
Solo riuscendo in quest’impresa l’uomo può diventare Re Sacro, legittimato secondo le Leggi dell’Antica Armonia, e la Laida Pulzella può rivelarsi per ciò che è veramente, ovvero la più bella Dama mai vista, accanto alla quale il giovane vivrà nella Gioia e nell’Amore per l’eternità.
In questi antichi racconti la strana e potente figura femminile, sia ella la Donna Ontano, la Dama Ripugnante o altre Entità simili, proviene sempre da una realtà parallela, una realtà in cui regnano le vere virtù essenziali ed in cui ha piena espressione lo Spirito in tutte le sue forme.
Il fatto che l’albero dell’ontano sia connesso ad una simile vicenda, evidenzia la sua appartenenza ad un “mondo di mezzo”, che media tra quello che tutti conosciamo e quello che pochi possono intravedere. Un mondo di passaggio, di confine e di attenta guardia e difesa.
Le sue radici si aggrappano alla terra fertile, il suo fusto scuro si offre al nostro tocco, eppure esso è anche Altrove. Può non essere dove pare che sia, e non sempre conduce dove si pensa di andare.
Proprio in riferimento alla sua funzione di mediatore, l’utilizzo più pratico che si faceva dell’ontano appare quindi per nulla svincolato da ciò che esso rappresenta a livello sottile. Per la sua resistenza all’acqua, infatti, il suo legno veniva spesso usato per la costruzione di ponti, poiché a contatto con l’umido, non solo non marcisce, ma diventa ancora più resistente ed impermeabile.
E un ponte costruito con un albero “di confine”, che unisce i diversi reami e permette di viaggiare fra essi, è molto probabile che conservasse parte della sua magia e che restasse avvolto in un’inquietante alone di mistero e imprevedibilità, poiché nessuno poteva essere certo, attraversandolo, di sopraggiungere sicuro ed illibato sull’altra sponda, senza perdersi tra i velami di una nebbia che, aprendosi, avrebbe potuto mostrare qualcosa di molto diverso da ciò che ci si sarebbe aspettati di trovare…
Un’altra misteriosa caratteristica dell’ontano è quella di “sanguinare” quando viene inciso. La sua linfa assume infatti un colore rossastro appena viene a contatto con l’aria, e dà l’impressione che l’albero perda sangue.
D’altra parte questa linfa vermiglia veniva anche prelevata ed utilizzata per tingere i tessuti di lana, insieme ai fiori, che invece producevano una bel verde, e i ramoscelli, che davano il marrone.
Accanto a questi colori, l’ontano mostrava anche il bianco del suo legno asciutto ed il nero, colorazione che lo stesso legno assumeva quando veniva bagnato, e che insieme al rosso del suo “sangue” rivelava i tre colori del processo alchemico di trasmutazione interiore, nonché quelli simbolici della Grande Madre nei suoi tre aspetti di Vergine selvaggia, Madre amorevole e potente Crone.
Nella mitologia gallese l’ontano era associato a Bran il Benedetto, il gigantesco Dio che per aiutare la sua cara sorella Branwen, imprigionata e trattata come una serva dagli irlandesi, partì con i suoi compagni e li aiutò a guadare il fiume con il suo stesso corpo, stendendosi sull’acqua proprio come un ponte.
Nel mito celtico della Battaglia degli Alberi (Cad Goddeu), invece, l’ontano è il primo albero dell’esercito e guida gli altri verso la battaglia, con ardore e temerarietà impareggiabili.
Sempre nel mondo celtico il suo legno è uno dei nove usati per accendere il grande falò di Beltane, e nonostante sia un cattivo combustibile, il carbone che produce è dei migliori ed era largamente preferito dai fabbri perché sprigiona molto più calore rispetto a quello prodotto da altri alberi.
La sua resistenza anche al fuoco, oltre che all’acqua, fa dell’ontano un simbolo della forza interiore e della volontà che, sottoposte a prove difficili, non solo vi resistono, ma ne escono potenziate e rinvigorite, intrise di nuova forza e ardimento.
Infine, in Irlanda tagliare un ontano era considerato un atto deplorevole, un vero delitto, e chi compiva questo gesto rischiava di vedere arsa la propria casa.
In ambito magico l’ontano viene utilizzato per rafforzare qualcosa che è poco stabile o sta cedendo a causa di particolari eventi, per riemergere rinforzati e rinvigoriti da situazioni che hanno messo a durissima prova la propria resistenza o che hanno provocato crolli interiori.
La lettera oghamica che lo identifica si chiama Fearn, e lo stesso nome avevano gli scudi da battaglia dei guerrieri, oggetti di difesa e protezione, di forza e coraggio, resistenza e tenacia: qualità appartenenti all’albero e allo spirito magico che in esso vive.
Se osservato nella sua totalità, l’ontano sembra quindi assumere le forme sia maschili, come Guerriero del mondo incantato, che si nasconde al di là delle acque, o Essere contorto ed inquietante posto in difesa del Passaggio che conduce al sacro;
sia femminili, nel suo aspetto di Donna Ontano, creatura dolcemente femminile che si propone di liberare lo sguardo del cercatore dalle allucinazioni dell’illusione, conducendolo sulla via dell’Amore e dell’integrità interiore.
Nel suo offrire il proprio corpo per oltrepassare le trascinanti acque della vita, è saldo appoggio per il viandante consapevole, e porta in sé i segreti di due realtà che sono lontane solo apparentemente, fungendo da magico Ponte che ne unisce le sponde e ne protegge i nebbiosi ed incerti confini.

IL MELO
abbondanza, predisposizione alla generosità , detergere , gratitudine .
La visione che abbiamo di un melo in autunno , con la sua stravagante abbondanza , è la chiave per comprendere ciò che la pianta ha da insegnarci .
Trattenere lo spirito e la materia è sicuramente sintomo di avidità e insicurezza ed il messaggio del melo è quello di
RICONOSCERE E VALORIZZARE TUTTO CIO' CHE ABBIAMO NELLA NOSTRA VITA .
Il melo ci insegna che se noi riusciamo a ringraziare amorevolmente ciò che viene donato dalla vita , evitando in questo modo dei blocchi sentimentali , possiamo aprire i canali dell'abbondanza .Il melo ci aiuta a mantenere la nostra fiducia nei momenti in cui non ne abbiamo e ci insegna che il nostro vero potere si costruisce con la generosità dimostrata a cuore aperto . Il melo è un potente purificatore una sorta di detergente interno ed esterno che va ad incoraggiare l'accettazione del Sè e le imperfezioni della gente , ristabilendo il senso di amore e bellezza .
Tratto da OGHAM - scritto da OSSIAN