
FRUTTA, VERDURA, CEREALI E GOLOSERIE

LA VITE, L' UVA, IL VINO
Le origini della vite e dell’uva sono talmente antiche da affondare nella leggenda: alcune di esse fanno risalire l'origine della vite sino ad Adamo ed Eva, affermando che il frutto proibito del Paradiso terrestre fosse la succulenta Uva e non l'anonima Mela; le prime testimonianze della pratica della viticoltura ci giungono dalla Genesi (cap.9) quando Noè, finito il diluvio universale, attraccò a terra, piantò la vite e si ubriacò del suo inebriante vino. Venendo a tempi più recenti, sono in molti ad affermare che la vite sia originaria dell'India, e che da qui, nel terzo millennio a.C., si sia diffusa prima in Asia e in seguito nel bacino del Mediterraneo.
Si pensa che si sia sviluppata intorno al 7500 a.C. nella regione trans caucasica, che corrisponde oggi all'Armenia ed alla Georgia.
Da allora, fino all'era classica, la cultura della vite si diffuse in quasi tutti i paesi del mediterraneo e giunse fino al medio oriente.
BACCO
Bacco è una figura della mitologia romana, corrispettivo della divinità greca di Dioniso di cui "Bacco" era uno degli appellativi.
Dio del vino, della vendemmia e dei vizi, il suo culto (baccanale) arrivò nella penisola Italica nel II secolo a.C.
Fu venerato, originariamente, sotto la forma di un albero di edera. Successivamente esso fu raffigurato in un giovane dalla florida barba, coronato di edera e di pampini, al quale, poi, si aggiunsero una pelle di lince e di leopardo (come le Baccanti), gettata sulle spalle, e gioielli femminili intrecciati fra la chioma fluente. I suoi simboli erano la tazza ed il tirso e gli alberi che gli erano consacrati, oltre alla vite e all'edera, erano un fico ed una quercia.,. I romani lo adoravano sotto il duplice nome di Bacco, nome originariamente utilizzato con funzione di epiteto che significa "rumoroso" ("baccano" ha la stessa origine), con chiaro riferimento alle feste in suo onore.
Attributi: l'uva e il vino; la corona di pampini attorno al capo; i bicchieri potori; l'edera, il lauro, ed il tirso, legato ai riti bacchici; il delfino, il serpente la lince, la pantera, la tigre. Suoi compagni sono i Satiri, le Menadi, Pan, i Centauri, sovente armati di cembali, rami di tirso con edera intrecciata, spade e serpenti. I riti relativi comportavano vari disagi alla comunità. Proprio per questo, il senato romano proibì i riti della divinità, (186 a.C.), con il Senatoconsulto de Bacchanalibus.
STORIA
Bacco è uno dei nomi del dio greco DIONISO: dio greco dell'ebbrezza e della pazzia, del vino, della fertilità e della vegetazione, Dionisio Figlio di Zeus e di Semele, una delle figlie del re di Tebe, Cadmo. Il dio nasce dalla coscia del padre, dentro la quale era stato cucito alla morte della madre che non aveva ancora portato a termine la gravidanza, divenuto adulto scopre l'uso della vite e il vino, di cui egli è divinità tutelare, ma Era, adirata verso il frutto degli amori adulterini di Zeus, lo fa impazzire, in Frigia viene guarito dalla follia dalla dea Cibele, dalla quale è iniziato ai misteri del suo culto e riceve la stolé, il costume da Baccante. In seguito si reca in Tracia e in India, che conquista con un esercito, (per questi suoi viaggi si comprende l'aspetto esotico del dio che indossa vesti muliebri, ha l'aspetto di uno straniero, e il suo carro, adornato di edera, accompagnato da Satiri e Baccanti, è trainato da pantere). Ritornato in Grecia si reca a Tebe, dove introduce le proprie feste rituali, i Baccanali; il re Penteo, che si opponeva alla celebrazioni delle feste, viene punito dal dio che lo fa divorare dalla madre Agave, la quale in possessione dionisiaca, lo fa a pezzi insieme alle altre Menadi durante un Baccanale. Così parla il dio nelle Baccanti di Euripide:" Giungo, figlio di Zeus, a questa terra di Tebani . Io di tralci e d'uve ho ricoperto tutto quanto in giro. Le campagne dei Lidi ricche d'oro ho lasciato . e dagli Elleni sono ora venuto a questa terra dopo avere ovunque istituito i cori e ordinato i Misteri e il mio rito, perchè agli uomini fosse palese che io sono un dio. E' Tebe la città prima dell'Ellade dove ho fatto echeggiare il grido sacro e indossare le nèbride e afferrare il tirso, la zagaglia avvolta d'edera". Dionisio è quindi il dio del vino, dell'ebbrezza e del delirio mistico, dei campi, ma anche dell'irrazionale, dei gesti sanguinari, della violenza.
BACCANTI :
Baccanti o Menadi costituivano il corteggio o tiaso di Dioniso. Il nome deriva dal greco mainomai essere pazzo, con una trasparente allusione ai rituali di cui le Menadi erano protagoniste durante le feste in onore di Dioniso. Più precisamente erano indicate con questo nome:
1. Le compagne di Dioniso durante i suoi errabondi viaggi in Oriente; recano in mano il tirso, un bastone coronato di edera e di pampini.
2 Le sacerdotesse vere e proprie di Dioniso, che celebravano i riti in onore del Dio.
Le Baccanti erano talvolta indicate con il nome di Bistonides dal nome dei Bistoni, una popolazione della Tracia, dova era particolarmente diffuso il culto di Dioniso.
Le Menadi, dette anche Baccanti, Tiadi o Mimallonidi, erano donne in preda alla frenesia estatica e invasate da Dioniso, il dio della forza vitale.
Vestite con pelli animali, con in testa una corona di edera o quercia o abete, esse celebravano il dio cantando, danzando e vagando come animali per monti e foreste.
Nell'iconografia classica le menadi vengono raffigurate come l'oggetto del desiderio dei satiri tra le braccia dei quali vengono spesso raffigurate.
BACCANALI
Feste in onore di Bacco, antica divinità italica, presto identificata con il Dioniso della mitologia greca. Durante le sue feste, i partecipanti si abbandonavano ad un'allegria assai libera, scomposta e licenziosa, ad imitazione delle feste dionisiache che la Grecia celebrava in onore di Dioniso. Le baccanti, sacerdotesse del dio, vestite d'una pelle di Daino, cinto il capo d'una corona d'edera e tralci di vite, correvano, scapigliate, agitando torce ardenti. Queste feste si celebravano durante la notte e il tumulto e la sfrenatezza cui giungevano i partecipanti, erano tali de provocare spesso gravi disordini; per questo motivo a Roma i baccanali vennero proibiti con un senato consulto nel 186 a.C. (Cicerone, De legibus 2.37; Livio 39.9 ss.).
La vendemmia ci ricorda di celebrare il nostro spirito alla ricerca della completezza. Meditare, guardarsi dentro, restare in silenzio. L'uva e' simbolo dell'adepto, la vendemmia, il riposo nelle botti e la trasformazione in vino, e' la strada che anche il nostro spirito deve percorrere.Possiamo festeggiarla indossando qualcosa di color lavanda, bruciando candele dello stesso colore e dell'incenso con foglie di vite .
http://www.isii.it/ProgettiAllievi/2007-08/Chimici/BicerVein/Tutte/Religione.htm

IL GRANO
La pianta del Grano simboleggia il ciclo delle rinascite. Poiché il cereale prima di nascere in primavera resta sepolto sotto terra, è l’analogia del passaggio dell’anima dall’ombra alla luce. Il Grano è il simbolo della fecondità. Infatti nella mitologia Greca, Demetra la simbologia significato granode Dea dei cereali e delle messi, è rappresentata con la fronte cinta da una corona di spine di Grano. Demetra era l’iniziatrice dei misteri di Eleusi (questi misteri erano divisi in grandi e piccoli. I piccoli misteri erano una preparazione ai grandi misteri e si celebravano presso Atene. I misteri eleusini conferivano una sorta di noviziato. Dopo un certo lasso di tempo il novizio era iniziato ai grandi misteri, che erano tenuti di notte. In questi misteri le cerimonie erano collegate con l’evoluzione degli astri e il susseguirsi delle stagioni), illustrando l’alternarsi delle stagioni. Il ciclo vita-morte evocato dal Grano traspare, con ugual significato, anche nell’immagine di Osiride, dio egiziano dei cereali e della morte , si narra che nacquero, infatti, dal corpo del Dio, ventotto spighe: sette volte quattro, come simbolo di eterna abbondanza.Dal periodo egizio ci giungono anche bambole fatte di spighe a forma di Ankh, la croce ansata di sacra impronta simbolica. Bamboline di spighe vengono ancora oggi bruciate in Grecia, perché le ceneri sparse sui campi rendano il terreno fertile.
Questo rito agreste è presente anche in altre zone dei Balcani .
Si ricordino le antiche Dee della spiga sacra, patrone della fertilità della terra e signore dei campi. In questo senso vanno interpretati la frigia Cibele, Dea Madre ed In Grecia si disse che la spiga era un dono di Demetra, e che fu per suo volere che Trittolemo insegnò le più antiche tecniche agricole all’umanità.
Anche il mito del rapimento di Persefone sembra collegato ai cicli stagionali del grano, dal momento che la madre Demetra priva il mondo dei suoi preziosi frutti per tre mesi ogni anno: lo stesso periodo in cui la figlia rapita restava segregata nell’Ade, ed i chicchi sembravano morire sotto la terra in attesa della loro germinazione. In ricordo di questo mito c’era l’usanza di seppellire bamboline di spighe nei campi seminati, mentre con i riti misterici di Eleusi si tramandavano i segreti della sacra spiga soltanto agli iniziati.
La romana Cerere si confuse e si fuse con la greca Demetra, pur non invadendo i sacri campi dei templi di Vesta, dove si continuò per secoli a coltivare orzo per i sacrifici rituali.
Nello Zodiaco la ragazza che simboleggia la Vergine si immagina spesso con una spiga in mano, e lo stesso culto di Maria ha in molti casi sostituito quello delle antiche Dee del grano nel sincretismo dei primi secoli del cristianesimo.
Eco delle conquiste della rivoluzione agricola del Neolitico è ancora il grano, inteso come simbolo di abbondanza e ricchezza. Ancora oggi, nel linguaggio gergale, si usa chiamare il denaro “grano” o “grana”, mentre una moneta del Regno delle Due Sicilie portava anche ufficialmente questo nome. In certe zone della Sardegna ancora si lanciano manciate di chicchi di grano agli sposi, augurando loro ricchezza, ma anche fertilità.
La Festa della Luce e del Raccolto
La spiga dorata è anche il simbolo stesso dell’Estate. Generalmente dopo il Solstizio, durante la Festa della Luce e del raccolto, i campi biondi seccati dal sole
subiscono la mietitura: la Luce sulla Terra si è alchemicamente trasformata in grano, ed il grano è Vita, è Energia. Il ciclo del Calendario Sacro prevede ora che alcuni chicchi vadano a morire nei solchi della terra e lì trascorrano i mesi bui intorno al Solstizio d’Inverno. Il dualismo cosmico della luce e del buio va a celebrare ancora una volta il dramma della Vita e della Morte.
Uno degli insegnamenti dei riti misterici dionisiaci, isiaci ed eleusini era proprio questo: in un solo seme che muore c’è il germe della vita, così come nel Sole invernale e apparentemente sconfitto c’è già la sua rinascita in nuce. A partire dal Solstizio invernale le giornate crescono gradualmente ed il Sole cresce ad ogni passaggio meridiano fino all’apoteosi trionfale dell’inizio dell’Estate, con l’ingresso nel segno materno del Cancro. Ma proprio in quell'attimo trionfale, il Sole allo zenit sul Tropico del Cancro inizia la sua lenta e continua discesa, cominciando a trasferire una parte crescente della sua energia vitale al mondo infero, in cui, silenzioso e oscuro, il seme celebra la sua morte e prepara la sua resurrezione come spiga.
Nella tradizione Celtica il grano riveste ancora un ruolo importante lo dimostra la celebrazione che avveniva durante la festa di Lughnasad che cadeva tra la sera del 31 di luglio e la sera del 2 di agosto, nel pieno del calore estivo. La festa era in onore del dio Lugh, protettore delle messi abbondanti, e veniva anche chiamata “luna del raccolto”. Era il momento della mietitura del grano, del raccolto che poteva significare ricchezza ed abbondanza per un anno, oppure carestia e fame. Un'usanza antichissima, diffusa in tutti i popoli, che persiste ancora oggi in alcuni paesi (come la Bretagna e la Scozia), era di lasciare incolto un pezzo di ogni campo, a disposizione dello spirito della terra; al momento della mietitura si offriva un fascio di spighe, che veniva posato sul pezzo di terreno incolto. Il fascio era prelevato dall'ultimo covone; da questo si toglieva un pugno di chicchi, da mescolare ai semi della nuova semina autunnale, simbolo di continuità tra la vita e la morte. L’ultimo covone era il simbolo del dio del grano che moriva, per cui tutti gli scagliavano addosso gli attrezzi, così che nessuno sapesse chi aveva ucciso il dio. Poiché il raccolto dava di che vivere, la mietitura era vissuta con grande sacralità. Chi, in quei giorni, rubava gli attrezzi per mietere, veniva sacrificato sul campo e fatto a pezzi ritualmente: ogni pezzo era un seme che propiziava il nuovo raccolto. Se i contadini erano costretti, per la venuta della sera o per la pioggia o altro, ad interrompere la mietitura, ponevano di traverso sugli attrezzi un pezzo di legno ornato di amuleti, per impedire che gli spiriti maligni mandassero a male il raccolto.
Lughnasad era la festa più popolare e più sociale, a cui partecipavano proprio tutti, perfino le tribù in guerra, che facevano una pausa di due giorni. La tregua era propizia per banchetti, giochi, corse di cavalli, scambi commerciali, per ascoltare poeti e musicisti in gara tra loro. Inoltre si celebravano matrimoni, spesso per legalizzare la situazione delle coppie che avevano partecipato ai fuochi di Beltane, alle quali gli dei avevano concesso il dono di una nuova vita.

Dal grano al l Pane della Vita
Così, come nel buio c’è il seme della luce, nella luce c’è il germe del buio. Ogni essere che nasce comincia subito ad avvicinarsi al momento della sua morte, e, allo stesso modo e per lo stesso misterioso motivo, nella sua morte sarà presente il germe della sua rinascita. Ciò che vive in eterno è lo Spirito del grano, con
annuali e cicliche morti e resurrezioni. Ciò che vive è la Vita stessa. Il corpo del figlio della Grande Madre rappresenta il “pane della vita” e l’unica possibilità di esistenza, di crescita e di benedizione per l’uomo. In tale visione simbolica e in un contesto spirituale appare chiaro anche l' uso del pane nel culto di Gesù .
Esiste un opera, originariamente pubblicata a Londra nel 1899, ancora oggi rappresenta un raro quanto prezioso documento storico ed esoterico sulla stregoneria italiana. Un testo importante per qualsiasi serio studioso , ricercatore o praticante della Vecchia Religione . In essa sono infatti contenuti quelli che, probabilmente, sono stati alcuni degli insegnamenti più segreti che tanto gelosamente sono stati tramandati, all'interno di piccole congregazioni, nel corso dell'era oscura: il medioevo. Narrati oralmente per secoli, verso la fine del 1800, una strega fiorentina li racchiuse in un misterioso manoscritto : I CANTI DI ARADIA .
Una delle prime cose che leggeremo sfogliando questo testo è la seguente :
COME CONSACRARE LA CENA
Scongiurazione della Farina :
Scongiuro te, o farina!
Che sei il corpo nostro — senza di te
Non si potrebbe vivere — tu che
Prima di divenire farina,
Sei stata sotto terra dove tutti
Sono nascosti, tutti i segreti.
Macinata che sei a metterte al vento,
Tu spolveri per l’aria e te ne fuggi,
Portando con te i tuoi segreti!
Ma quando grano sarai in spighe,
In spighe belle che le lucciole
Vengono a farti lume perché tu
Possa crescere più bella, altrimenti
Non potresti crescere e divenire bella,
Dunque anche tu appartieni
Alle Streghe e alle Fate, perché
Le lucciole appartengono
Al sol...
Lucciola caporala,
Vieni corri e vieni a gara,
Metti la briglia a la cavalla!
Metti la briglia al figliuol del re!
Vieni, corri e portala a me!
Il figliuol del re te lascierà andare,
Però voglio te pigliare,
Giacché sei bella e lucente,
Ti voglio mettere sotto un bicchiere
E guardarti colla lente.
Sotto un bicchiere tu starai
Fino a che tutti i segreti
Di questo mondo e di quell’altro
Non mi farai sapere, e anche quelli
del grano e della farina.
Appena questi segreti io saprò,
Lucciola mia, libera ti lascierò,
Quando i segreti della terra io saprò
Tu sia benedetta, ti dirò!
Interessante notare come , anche nella tradizione popolare italiana , la farina frutto del grano e della vita abbia rivestito un ruolo sacro, forse non è un caso che proprio questa pianta, che piu' di ogni altra simboleggia la vita , sia stata manipolata geneticamente e sfruttata fino a toglierle quasi ogni potere .... per poter lavorare con lo spirito del grano ed i poteri del pane è meglio avere a disposizione una pianta/farina vitale , sana e non OGM . Buona fortuna !
https://www.youtube.com/watch?v=70yT6XXMWAc

IL MAIS
LA PIANTA DELLA VITA
Nel libro sacro al popolo Maya , il Popol Vuh , una sorta di bibbia nella quale è narrata la storia dell'origine del mondo , si racconta come l'uomo fu creato : gli dei lo fecero prima di argilla , ma ben presto l'idea si rivelò inadeguata , perchè una improvvisa inondazione cancellò l'uomo dalla faccia della terra . Provarono allora a farlo di legno , ma anche in questo caso il materiale risultò poco adatto , perchè l'uomo marcì sotto ad una pioggia battente .
Finalmente gli Dei forgiarono un uomo di mais e fu da esso che tutti gli uomini furono generati . I popoli dell'America centro-settentrionale erano dunque convinti di avere tra i propri antenati uomini " di mais " ed erano in modo sacro legati alla pianta di cui si cibavano e da cui ricavavano farina e alchool . Il mais era una pianta sacra , simbolo del sole , donata agli uomini dagli Dei . Il suo nome indigeno MAHIZ deriva dal verbo zào che significa TRAGGO VITA , ciò è indicativo di quanto essenziale fosse questo alimento che stava al centro di un vero e proprio culto .
Da sempre considerato LA PIANTA DELLA VITA .
IL DIO DEL MAIS
Centcolt, il vivace Dio del Mais, conferisce il vigore del suo dinamismo e lo slancio della sua giovinezza. Il mais esisteva già allo stato selvatico sul suolo messicano sin dal neolitico, ma le pannocchie di allora non erano più grandi delle fragole: è stato l’uomo che a poco a poco ha trasformato la specie allo scopo di ottenere le lunghe e pesanti pannocchie che conosciamo oggigiorno.
Il mais è dunque un simbolo di sussistenza e un indice di benessere materiale. L’influenza di Centcolt era molto apprezzata per questo motivo. Il giovane dio, associato all’est e alle forze di fertilità, è una divinità rassicurante.
il mais dai chicchi colore dell'oro è il simbolo del raccolto abbondante , di successo e prosperità . La tradizione popolare italiana ci insegna che tre pannocchie di mais appese in casa propiziano le buone entrate e la fortuna della casa . Qualche chicco riposto in tasca o nel portafoglio attira a sua volta il denaro ...

C'era una volta la MELA
Pochi tra i frutti della Terra sono celebrati nella tradizione popolare come la mela . La mela simboleggia la fertilità , ed il melo per molti rappresenta l'albero della conoscenza , il che ha probabilmente a che fare con storia di Adamo ed Eva .
Il Dio sumero Enki , offrì una mela alla dea Uttu , lei accetandola divenne la sua sposa .
Troviamo la mela in leggende associate agli unicorni e nella tradizione neo-pagana britannica ci si riferisce spesso all'isola di Avalon chiamandola - The Isle of the Apple Trees - l'Isola dei Meli .
Questo frutto rappresenta l'immortalità , Idun , la Dea scandinava dell'eterna giovinezza , custodiva per gli Dei delle mele d'oro che, una volta invecchiati questi mangiavano ritornando giovani . Un giorno Thiassi , il Dio dell'inverno , rubò le mele , le nascose e fu inverno per un anno intero , finchè Idun le ritrovò e le offrì ai suoi compagni , fu allora che tornò la primavera . Ritroviamo la mela d'oro nella mitologia greca , ricordiamo per esempio l'acceso dibattito tra Era , Atena e Afrodite per stabilire chi delle tre fosse la più bella , dove vinse Afrodite , ottenendo in premio una mela d'oro .
Tagliando una mela a metà , possiamo osservare al centro i semi disposti come una stella a cinque punte , è un importante simbolo magico questa stella ! La mela quindi , simboleggia la fertilità , l'immortalità , la conoscenza , la sicurezza , e la buona fortuna . Questo frutto ci dona felicità e ci aiuta ad elevare il nostro spirito verso la bellezza , aiutandoci a trovarla in ogni cosa .
CACAO , il cibo degli Dei ...
Erba magica -erba della salute -erba afrodisiaca-erba della buona sorte .
Il suo nome primo è Theobroma Cacao , che vuole letteralmente dire “il cibo degli Dei “ .
La storia del cacao è davvero antica , i primi documenti che ce ne parlano risalgono all’era precolombiana . I semi di questo arbusto erano sacri per gli Aztechi che associavano il cioccolato a Xochiquetzal, la dea della fertilità. I Maya preparavano una bevanda chiamata xocolatl , mescolando acqua e spezie ai semi di cacao pestati e tostati ; ancora oggi, presso alcune comunità maya il cacao è bevuto durante occasioni particolari come la nascita di un bambino, il battesimo, la richiesta della mano di una donna che si vuole prendere in sposa, il matrimonio, i funerali e i progetti di lavoro comunitari o la costruzione di una casa o di un tempio che coinvolga tutta la comunità. Alle donne incinte, parenti e amici portano in dono il “pozole”, bevanda di cacao e mais che dà vigore alla mamma e fortifica il bambino.
Si dice che il cacao possa risvegliare desideri nascosti e svelare i destini delle persone , è un alimento sacro che dona forza e vigore e un po' di peperoncino ne fortifica i poteri . E’ il cibo degli Dei e nutre la nostra parte divina .
Vi sono diversi benefici derivanti anche dalla cioccolata fondente che non solo è deliziosa, ma può essere usata per migliorare l'umore. Se mai doveste sentirvi a terra, potete mangiare un po' di cioccolata e vi sentirete meglio, come è scientificamente provato. Guardate in faccia un bambino che piange, mettetegli della cioccolata sulla lingua e vedrete!
La cioccolata contiene diversi componenti che vengono associati alle emozioni di felicità e piace molto al nostro bambino interiore , è una specie di “autoccoccola” che ogni tanto è doveroso farsi .

